a partire da Enrico Cuccia e Raffaele
Mattioli, senza dimenticare, dal 1960 in poi, Gaetano Stammati,
Innocenzo Monti, Francesco Cingano, Enrico Braggiotti,
Antonio Monti, Lionello Adler, Luigi Fausti, Luigi Lucchini,
Sergio Siglienti.
Non vorrei mancare nei confronti dei Presidenti che si sono succeduti a Cuccia,
Mattioli e Monti se non sono in grado di citare qualche ricordo in
più
su di loro sulla scorta della mia memoria storica, ma sono certo, quasi al cento
per cento che, anche per tanti altri della mia età, non sarebbe facile farlo.
Del resto, è difficile anche parlare dei primi tre presidenti da me citati, il
cui ricordo è riconducibile alle mie vicissitudini personali, legati al mio
excursus professionale, lontano ovviamente…anni luce dalle loro posizioni, ma
anche alle notizie che ho avuto modo di conoscere nel corso degli anni.
Vorrei incominciare con Enrico Cuccia, personaggio che, quando sono entrato io
in Comit, precisamente in Piazza della Scala, a due passi da Mediobanca di Via
Filodrammatici (ora piazza Enrico Cuccia), sembrava ancora presente in Banca
Commerciale: non passava infatti giorno che non sentissi parlare direttamente o
indirettamente di lui o della “sua” Mediobanca. Non solo, ma mi capitava anche
abbastanza spesso di incontrarlo mentre egli si recava in ufficio, passando
attraverso il porticato del Teatro La Scala per avviarsi appunto in Via
Filodrammatici. Devo dire, più in chiave giornalistica che obiettivamente
storica, se vuoi anche un tantino in chiave “ dialetticamente sportiva”, che
Enrico Cuccia l’ho conosciuto così per mezzo secolo,
senza intravvedere in lui un minimo di trasformazione fisica dovuta agli anni:
soliti passi, soliti giornali stretti fra meno e petto, testa bassa, sguardo
schivo e serio, tanto che un giorno, fra me e me, mi sono detto : “O quello
lì è sempre stato vecchio anche da giovane…o non è mai stato giovane…” Di
certo è che la testa di quest’uomo, deve essere maturata ben presto rispetto
agli altri mortali. Egli è morto, come sappiamo, nel 2000, a 93 anni. Il che sta
a significare che la sua longevità gli ha permesso di fare da …lunghissimo ponte
fra due generazioni di bancari, compreso quella del sottoscritto. Ma per me non
è finita qui. Infatti, da qualche tempo a questa parte, continuo a pranzare con…
Enrico Cuccia. Si, è proprio così…
Infatti, nel Ristorante ove normalmente vado a mangiare, la Trattoria Aurora di
Feltre, vedo una foto incorniciata del Presidente di Mediobanca estrapolata da
“Uomini e Business”, mentre sta incamminandosi verso l’ufficio. Guardandola, non
solo provo un transfert verso un pezzo di storia, ma mi pare anche che egli stia
lì a dirmi…”Buon pranzo”, ricordandomi che, se l’Italia si è rimessa in moto
dopo la guerra, lo si deve in gran parte a lui. Avrei tante cose da ricordare su
questo banchiere tra i più conosciuti del mondo, ma mi riservo di farlo, qui di
seguito, parlando negli intrecci di questo personaggio con Raffaele Mattioli.
Dico subito di aver conosciuto e…parlato con Mattioli, durante un passaggio, da
lui concessomi in… ascensore (che i commessi avevano tenuto fermo in quanto
stava arrivando il Presidente, come ho già avuto occasione di scrivere in
passato su questo nostro giornale).
Ebbene, Raffaele Mattioli, aveva una concezione finanziaria diversa rispetto a
Cuccia. Il primo aveva in mente un modello di finanza legato al potere politico
di turno, restando però sopra di esso, mentre per Cuccia erano gli interessi
delle grandi famiglie che dovevano prevalere, tant’è che
quest’ultimo
diceva che …”le azioni non si contano, ma si pesano…”, escamotage questo
per blindare le società nelle mani dei soci minoritari.
Orbene, chi era Mattioli? Presidente per 30 Anni della Banca Commerciale
Italiana, antifascista che andava d’accordo con… Mussolini, ma anche con
Togliatti dal quale era spesso ospite segreto. Disprezzava le Logge e la
Massoneria. Di lui, specie i paesani di Vasto dove era nato, lo descrivono come
“cinico, bugiardo, ma anche gran burlone…” Evidentemente l’aggettivo
pesante di “bugiardo” deve esserselo meritato sul campo in quanto non avrebbe
mai mantenuto la promessa di far visita al paese natale, dopo essere diventato
Presidente della Comit…almeno così si giustificano quelli di Vasto.
Ricordo, anche per averle lette, le relazioni di bilancio della Comit. Esse,
scritte ovviamente da Mattioli, si avvicinavano di più (se non fosse stato per i
numeri aridi) a dei trattati di filosofia, agli ambienti sanitari
(sclerotizzazione dei rapporti bancari, sublimazioni fra conto economico e
patrimonio ecc. ecc), tant’è che si potevano leggere con vero interesse.
Ovviamente, fra Mattioli e Cuccia c’erano degli intrecci il cui standing sarebbe
difficile da esaminare e valutare. Va detto che Giuseppe Toeplitz, ebreo nato a
Varsavia, agevolò l’ingresso di Mattioli in Comit, lasciando a quest’ultimo il
compito di rimettere in sesto la banca che, per la sua disorganizzazione, era
prossima al dissento. Ma Toeplitz era per un liberismo sfrenato, totalmente
senza regole che avrebbe portato il paese al fallimento; insomma, a mio avviso,
una sorta di Berlusconi di adesso, mentre Mattioli sapeva contemperare ogni
esigenza del mondo economico posando lo sguardo anche sul sociale. Ed alla fine,
quest’uomo si è meritato un titolo di prima pagina sul quotidiano francese “Le
Monde”: che lo
definì : “Le plus grand banquier italien dépuis Laurent de Medici”.
Vorrei brevemente concludere dicendo che, dopo questi due grandi uomini, le cose
sono cambiate. Non certo perché coloro che si sono succeduti non fossero uomini
di valore, ma perché successivamente il paese ha subito una grande metamorfosi
sociale, economico-finanziaria. Per citare un esempio, con l’avvento di Gaetano
Stammati a Presidente, già Ragioniere Generale dello Stato, si è voluto infatti
favorire la politica, tant’è che Mattioli l’aveva ben capito soffrendone a
dismisura, per poi morire soltanto un anno dopo.
Ricordo poi molto bene Antonio Monti, essendo stato nella sua segreteria, con
l’inseparabile segretaria Avolio (a cui va il mio saluto se leggerà questo
pezzo), in un periodo in cui Mamma Comit aveva deciso di mandarmi dapprima in
Africa, poi in America, ricevendone però da me un…gran rifiuto, circostanza che
mi costò almeno dieci anni della mia carriera. E poi, Sergio Siglienti,
Maccanico, Braggiotti ed altri che non ricordo, essendo stato, nel frattempo,
trasferito nelle diverse filiali italiane. Ho dimenticato Ugo La Malfa negli
intrecci con Mattioli, con Indro Montanelli, Leo Valiani, persino con D’Alema e
Romano Prodi ai quali erano quasi tutti vicendevolmente legati.
Quando è morto Cuccia, Berlusconi disse : “Cuccia era unico: per la sua
veneranda età, per la sua lunghissima esperienza, per la sua lealtà senza
paraocchi, mai supina verso l’establishment capitalistico italiano”. Una
cattiveria personale: pensava già da allora forse, il nostro attuale premier,
sviolinando come ha fatto con queste parole e poi con i fatti, di inserire la
figlia in Mediobanca ?… la butto già alla Andreotti, secondo il quale, pensando
male, a volte ci si indovina….
Permettetemi di finire davvero con una riflessione. Di una cosa sono
assolutamente certo e cioè che questi uomini, in vita loro, non hanno mai
proferito il nome “Berlusconi”, che pur cercava inutilmente di inserirsi in
quegli ambienti, come ha scritto anche Giuseppe Sarcina sul Corriere della Sera
del 24 giugno 2000.
Segno evidente che l’economia si rimette in sesto ancora con il buon senso e la
capacità dei Mattioli, dei Cuccia e non certo con delle “ballerine” che
Berlusconi vuol presentare al prossimo G8 alla Maddalena, come ha scritto ieri
anche il quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung .
Questa non è politica, ma marketing politico, lontano anni luce dai veri
interessi del Paese! Almeno a mio modo di pensare, fermo restando un profondo
rispetto per chi non la pensa come me.
ARNALDO DE PORTI - gennaio
2009
Nella foto in basso:
Funzionari Comit di Venezia-Mestre, anni 90, con al centro (maglietta rossa)
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